Sunday 22 August 2010

Vita in Città Alta 2

Noi abitanti di Città Alta la si chiamava in realtà Piazza della Funicolare: e come poteva essere altrimenti?

Ci consideravamo dei privilegiati a poter godere quotidianamente di quel mezzo di trasporto: i sedili in tinta con le carrozze, e le carrozze di un colore tra il nocciola e il giallo ocra, ciascuna con capacità di 40 persone massimo. La partenza e l’arrivo erano sempre un po’ brusche, e bisognava stare attaccati alla mamma per non cadere. Ma indubbiamente la piazza era caratterizzata dal pullulare di attività commerciali, oggi quasi tutte scomparse. 
Appena fuori dalla funicolare c’era la stiratrice: d’estate la porta era naturalmente aperta, ed io temevo, passando di lì per andare in drogheria, in Via Porta Dipinta, che un giorno o l’altro la nuvola di vapore dei potenti ferri da stiro mi avrebbe avvolto e portato via per sempre! Il negozio era leggermente rialzato rispetto al livello della strada, e il dislivello non faceva che accrescere la solennità della bottega.
Il protagonista della piazza era però senza dubbio il carretto del fruttivendolo: tutti i giorni arrivava con mele, insalate o angurie, a seconda della stagione, scendendo dalla Via Rocca, e chissà che ogni tanto qualche frutto non gli sia rotolato giù per la Via Porta Dipinta! Il fruttivendolo si posizionava proprio sotto il porticato, e lì attendeva i clienti, che certamente non mancavano, nonostante la vicinanza della concorrenza. 
Dietro al fruttivendolo altre due attvità: il salumiere e il bar. La salumeria mi sembrava di proporzioni gigantesche: a parte il banco dove si acquistavano salumi e formaggi, si poteva poi girovagare tra bottiglie di spuma e pomodoro in scatola, magari in attesa del proprio turno. Quella zona del negozio era piuttosto buia, anche di giorno, e i vari generi alimentari impilati non contribuivano certo a rischiarare il locale. Poi c’era il bar, minuscolo, gestito da una coppia: ricordo soprattutto la macchinetta del gelato, dove si potevano scegliere tre gusti, panna, cioccolato, oppure panna e cioccolato misto: una grande varietà, non c’è che dire! La P. faceva scendere il gelato reggendo il cono e ruotando la mano in modo che il gelato formasse le onde, e il tutto terminava a piramide con un ricciolino che ricadeva all’ingiù: ma sarei riuscita ad arrivare fino a casa senza farlo sciogliere?


No comments:

Post a Comment